Il Flow nello sport

“Nei momenti in cui sono stato in assoluto più felice della mia prestazione, ho avuto la sensazione di essere una cosa sola con l’acqua, con ciascuna delle bracciate che davo e con tutto quello che mi circondava… Ero un tutt’uno con quello che stavo facendo. Sapevo esattamente come avrei nuotato durante la gara; sapevo di essere padrone di ogni mio gesto” (Jackson e Csikszentmihalyi – 1999).
Questo stato è quello che viene chiamato flow, una sensazione che l’atleta ha in determinati momenti della gara che può essere tradotto con “stato di esperienza ottimale”. Esso rappresenta quindi il punto più elevato della peak performance, dove tutto avviene così come se lo si era immaginato, il tempo sembra scorrere velocemente o, al contrario, dilatarsi enormemente. Si perde la concezione del tempo, ma si rimane estremamente concentrati sul qui ed ora. Il Flow è un’esperienza decisamente piacevole per lo sportivo e accade quando egli è completamente assorbito dal compito che sta svolgendo. Il livello di attenzione è massimo, i possibili fattori distraenti esterni svaniscono e il coinvolgimento nell’attività svolta è totale.
L’atleta immerso nello stato di flow sperimenta una sensazione di gioia, talvolta di euforia e si ha un forte controllo su ciò che si sta facendo.
E’ possibile accedere volontariamente a questo stato? In parte sì. Alla base del flow c’è la concentrazione, abilità allenabile con un buon programma di mental training; la mente è calma, l’attenzione è orientata solo agli stimoli che in quel momento sono effettivamente utili alla performance; il livello di motivazione è alto; la percezione di auto-efficacia dell’atleta è elevata ed ha un controllo sulle sue emozioni.
L’incapacità di gestire l’ansia in gara, avere delle preoccupazioni esterne, sentire troppo la pressione di allenatore o genitori, oppure pretendere da sé stessi standard di performance troppo elevati rispetto alle reali capacità possono determinare un ostacolo al raggiungimento dello stato di flow.
Allenarsi alle tecniche di rilassamento, concentrarsi sulla prestazione e non sul risultato, pianificare adeguatamente i propri obiettivi e soprattutto ritrovare il divertimento nello sport praticato sono alla base dell’esperienza ottimale.
Anche Goleman ha parlato del flusso come la massima espressione dell’intelligenza emotiva. In particolare egli ha sottolineato l’importanza da parte del soggetto di agire per il piacere di svolgere l’attività e non per il risultato che può ottenere, rinforzando quindi la sua motivazione intrinseca.
Ecco perchè nei giovani atleti sarebbe importante educare all’obiettivo di prestazione e non di risultato, per stimolare una motivazione intrinseca piuttosto che una estrinseca basata sui risultati, sul successo, sull’approvazione degli altri.